Dunque, la romanzata di ieri era il racconto di una giornata tranquilla in cui tutto fila liscio.
Quello che leggerete a breve, è ciò che accade quando non tutto va secondo i piani.
Domenica mattina, ore 8.30. Ritrovo in salotto con Simo per la colazione. Tutti e due belli rilassati per aver dormito un’ora in più e anche belli carrrichi e pronti ad affrontare una nuova giornata australiana. Programma lavorativo: Simo comincia alle 16.00 e io alle 18.00. Ottimo, abbiamo la mattina tutta nostra e anche il primo pomeriggio. Buttiamo giù una sorta di programma pre-lavorativo: passeggiata mattutina da Rose Bay a Double Bay (5 km), poi bus fino in centro e pranzo da Rob (abbiamo nominato così il centro commerciale in cui lavora quel buonuomo di Rob che più di una volta ha risolto i nostri problemi di connessione). Dopo pranzo, bus 380 con fermata Rose Bay per me, e Watsons Bay (il capolinea) per Simo. Lui sarebbe andato diretto in gelateria mentre io sarei tornata a casa ad aspettare le 17 per uscire di nuovo e andare al ristorante. E arrivederci a stasera.
Bene, questi erano i piani.
E questo è quello che invece è successo.
Domenica mattina, ore 8.30. Ritrovo in salotto con Simo per la colazione. Tutti e due belli rilassati per aver dormito un’ora in più e anche belli carrrichi e pronti ad affrontare una nuova giornata australiana. Dalle 10.30 alle 12.30 passeggiata da Rose Bay a Double Bay. E fin qui tutto bene. Alle 12.30 stiamo aspettando il bus per andare in centro quando squilla il cellulare di Simo. In quel preciso istante abbiamo visto crollare i nostri piani. Con uno sguardo ci siamo capiti al volo: addio al nostri programmi. E infatti era quel pirla del suo capo che gli chiedeva se poteva iniziare prima perchè c’erano un sacco di clienti. Questa è stata la conversazione: “Simon, dove sei”, “In centro”, “A che ora cominci oggi”, “Alle 4”, “Non è che puoi venire un po’ prima?”, “Ok, prima quanto?”, “Tra mezz’ora” 😯 . Azzo. Alla fine è riuscito a strappargli un… “Alle 14 può andare, però fai in fretta perché oggi è very busy”.
Da quel momento cambio di programma: bus fino alla stazione più vicina. Treno fino al centro commerciale di Bondi Junction (si, proprio quello di cui parlo sempre) e pranzo al volo per Simo. Io mi sono fermata una mezz’oretta in più per comprare qualcosa da cucinarmi a casa, ovvero wrap e insalata. Tornata all’ovile ne ho poi approfittato per passare una bella oretta e mezza su Skype con i miei, mia nonna e pure il cane, sfruttando per bene la connessione del nostro affittuario. Visto quello che ci costa questa casa puzzolente mi sembra il minimo. Per finire, alle 17, di corsa al lavoro. È mezzanotte e sono rientrata da poco. Ho trovato Simo già a letto che guardava Futurama con gli occhi a mezz’asta. Che tenero, mi ha fatto trovare in cucina uno di quei biscotti ripieni di cioccolato che mi piacciono tanto. Certo, ho dovuto implorarlo per fargliene fregare uno al lavoro, ma alla fine ce l’ho fatta. Quattro parole scambiate velocemente giusto per fare un veloce confronto dei nostri turni di settimana prossima e scoprire che non c’è un giorno libero che corrisponda :evil:. Fuck. Si conclude così un’altra giornata australiana, con Simo che ronfa nella sua stanza e io qui che non ho sonno :-(.
E questo è quello che adoro di meno, anzi, che odio proprio, di questa vita.
Adesso conoscete anche il lato negativo ;-).