Bella lì un’altra mini vacanzina improvvisata e ben riuscita! Domenica pomeriggio, poco prima della chiusura, il capo mi dice che avrei avuto due giorni off e che mercoledì avrei iniziato alle 4. E io che cavolo avrei fatto ad Auckland due giorni e mezzo? L’unica cosa “costruttiva” per me sarebbe stata fare i bagagli e andare a visitare qualcosa di non ancora visto. E così, dopo il tardo pomeriggio passato con gli amici tra spiaggia ed happy hour a Mission Bay, sono tornata a casa e ho dato un occhio alle previsioni in zona Coromandel. Lunedì e martedì davano sole e temperature estive. Messa giù una sorta di programma di viaggio, prenoto un ostello per la notte seguente (soddisfatta della scelta), butto qualche vestito a caso in valigia (pentita della scelta), e punto la sveglia ad un orario decente per partire. Il programma prevede una prima tappa alle 9.30 presso il bar sotto casa per un caffè pre-viaggio (inevitabile). Tutto calcolato in modo da arrivare al Mussel Kitchen per l’ora di pranzo.
Trattasi di un ristorante specializzato in cozze, situato poco prima di Coromandel Town (a 2 ore e mezzo da Auckland), all’incrocio tra la SH25 e la 309 Road.
Mi è stato consigliato da due amici che ci sono stati un paio di settimane fa. Qui vi lavora un simpatico ragazzo italiano di Ancona che vive in NZ da cinque anni. Ho potuto così farmi una scorpacciata di cozze ad un prezzo, diciamo, di favore (d’altronde tra italiani ci si strizza sempre l’occhio). Ci tornerò sicuramente alla prima occasione.
Il pomeriggio è trascorso poi guidando in stato di abbiocco in direzione Whitianga dove ho prenotato l’ostello, il Turtlecove per la precisione… se siete in viaggio in queste zone ve lo consiglio! Arrivata, faccio il check-in, lascio giù la valigia e riprendo la macchina per andare a visitare Cathedral Cove e Hot Water Beach. Mi scoraggio vedendo che per raggiungere Cathedral Cove ci sono 45 minuti di cammino in discesa. Questo avrebbe significato altri 45 in salita per tornare… il fatto è che ieri è stata la giornata più calda in assoluto nell’ultimo periodo e non ero attrezzata per una scarpinata del genere! Non avevo nemmeno dietro l’acqua e stavo già morendo disidratata prima ancora di intraprendere il cammino. Ho optato quindi per la ricerca di una spiaggia comoda in cui potermi distendere per riposare un po’ dopo tutte quelle ore di macchina. L’ho trovata a Hot Water Beach, una spiaggia, come dice il nome, sotto la cui superficie si trova una fonte calda che porta l’acqua a raggiungere temperature di 60-65°.
Al tramonto, nel momento della bassa marea, è usanza recarvisi muniti di badili e scavare nella sabbia per far fuoriuscire l’acqua riscaldata che, sgorgando, da origine a piccole piscine termali. E infatti ieri nel tardo pomeriggio, la mia meritata pennica in spiaggia è stata interrotta da ondate di ragazzi e famigliole che, armati di pale, hanno cominciato a fare a gara a chi scavava la “piscina” più resistente ai piccoli tsunami che qualche volta arrivavano ricoprendo tutto. Io mi sono immersa abusivamente nella pozza scavata da un gruppo di ragazzi e vi sono rimasta fino a che il sole non ha cominciato a tramontare. Dopodiché, mi sono ridiretta verso l’ostello anche perché avrei dovuto guidare per 30 minuti lungo una strada montagnosa e senza luci stradali. Arrivata a destinazione, doccia e nanna. Ero a dir poco distrutta. Fortuna vuole che nella camerata da quattro ci fossi solo io. Mi sono fatta una dormita come non ne facevo da tempo! Si conclude così la prima giornata. Domani cerco di trovare il tempo per riassumere questa seconda… C’è anche un bello scoop da rivelare! Sempre della serie… il mondo è piccolo!
Dai vi spiffero tutto nella prossima puntata!
Ciauz!