Oggi, leggendo Cosmopolitan, ho trovato un articolo che affronta una questione con la quale mi sono inevitabilmente trovata a fare i conti più e più volte nel corso dell’ultimo anno: la solitudine.
L’articolo si intitola “Così ho imparato a stare bene da sola” e riporta la storia di sette diverse ragazze che, chi in un modo chi nell’altro, sono riuscite ad affrontare e a sconfiggere la grande angoscia che credo affligga quasi ognuno di noi, l’abbandono e la paura di restare soli.
Questa, devo ammettere, è sempre stata anche la mia più grande paura. L’ho detto e ridetto più volte, lo so, ma lo ripeto. Quand’ero in Italia la mia vita consisteva in un continuo programmare: università, palestra, uscite pomeridiane con le amiche, uscite serali in compagnia… Tutto ad incastro perfetto (questa però la prendo come una dote, ero modestamente bravina a far quadrare tutto). Cercavo di tenermi impegnata il più possibile in modo da non restare mai veramente sola con me stessa. Perché poi? Perché avevo più paura del confronto con una persona che in fondo ero sempre io piuttosto che con altre persone? Stupida Linda! E io lo sapevo benissimo che questa era un’idiozia della quale prima o poi mi sarei dovuta liberare. L’occasione è arrivata anche qui con l’esperienza overseas. Quando sei lontano da tutto ciò che ti è sempre stato familiare è inevitabile sentirsi smarriti e abbandonati.
Non nascondo il fatto che se al posto di essere in Australia fossi stata, che ne so, a Londra o a Parigi non c’avrei pensato due volte a prendere un aereo e a fare una capatina a casa di tanto in tanto nel corso dell’anno a respirare un po’ di familiarità. Ma dato che qui siamo un tantino più distanti e che di cognome non faccio Berlusconi, una volta qua o resti o torni per sempre.
Anyway, se decidi di restare, la solitudine diventa una questione che, o l’affronti, o l’affronti.
Ma, soddisfatti o rimborsati, vi posso garantire che una volta superata la paura non ne potrete più fare a meno.
Nell’articolo, si dice che a starsene da soli si rischia il faccia a faccia con le proprie paure e le ferite mal curate. Quanto di più vero! Purtroppo però è necessario ogni tanto fermarsi un attimo a riflettere e a fare il cosiddetto “punto della situazione” se si vuole aggiustare il tiro e andare avanti in maniera sempre migliore.
È vero, la solitudine ti aiuta a capire cosa vuoi, ad entrare in contatto con il tuo io più profondo e a scovare quali sono davvero i tuoi desideri, senza alcun condizionamento esterno.
Praticamente diventi il migliore amico di te stesso, quello che ti capisce meglio e quello con cui senti il bisogno di entrare in contatto per, diciamo, focalizzarti solo su di te. E cominci a bastarti così, per quello che sei, perchè in fondo, come diceva Max “Io sono tutto ciò che ho”.
Leggendo le storie di queste ragazze ho ritrovato molta della consapevolezza che ho raggiunto io soprattutto nell’ultimo mese, da quando Simo mi ha abbandonata qua. Premetto che inizialmente l’idea di restare sola in una città straniera senza conoscere ancora nessuno, un po’ di angoscia me l’ha messa. Ma poi, una volta trovati casa e lavoro, è stato un attimo farsi un nuovo giro di amici. Adesso, al contrario, non vedo l’ora di ritagliarmi qualche spazio tutto mio, da poter trascorrere totalmente immersa nei miei pensieri più contorti.
Mi viene in mente il solito libro di Fabio Volo “Un posto nel mondo”, in cui lui arriva alla consapevolezza che l’uomo, per sentirsi completo, non debba per forza trovare l’anima gemella. L’umanità non è composta da tante metà il cui scopo nella vita è quello di trovare quell’altra metà con cui unirsi se si vuole raggiungere la felicità. In realtà l’altra metà da trovare siamo sempre noi. “Siamo noi che dobbiamo dar vita a quell’altra metà che fa sempre parte di noi ma che tendiamo a tenere nascosta. Questa è la vera unione in grado di liberarci da quel sentimento di solitudine che avvertiamo anche quando stiamo con qualcuno. Solamente in questo modo potremo poi condividere la nostra felicità con qualcun altro”. Amen!
Dai, mi fermo qui perché so di avervi fatto venire mal di testa. Sicuramente qualcuno ha anche chiuso la pagina a metà post col nervoso pensando “Mò questa perché è in Australia pensa di sapere tutto lei”. Si lo so, forse sto giocando a fare la filosofa del cazzo, quella che ha capito tutto dalla vita. Ma vi assicuro che non è così. In questo momento io ho un tale casino in testa che neanche potete immaginarvi. Se prima era uno il criceto che faceva girare la ruota, adesso sono due, e remano in direzioni opposte. O uno dei due prima o poi cadrà sfinito, o la ruota si spaccherà. E allora si che andrò completamente fuori di melone!
Vi prego ditemene quattro, sono pronta! 😯