Hopefully good news!

Ieri è stato il mio primo giorno di lavoro nel ristorante che, forse, tra qualche mese sarà in grado di regalarmi un futuro in questa nazione. Sinceramente non so ancora se questo è quello che voglio veramente dalla vita o se è solo un capriccio del momento. So solo che almeno per ora seguirò questo percorso. Mi piacciono le sfide. Mi piace impormi un obiettivo e impegnami per raggiungerlo. Il mio prossimo traguardo sarà dunque riuscire ad ottenere questo benedetto sponsor così da rendere onore alla tanto sudata laurea e far felici mamma, papà, nonna e, in particolare, tutto il parentado che, abbiamo capito, prova una profonda compassione nei confronti della mia attuale posizione lavorativa la quale, però, mi piace, mi soddisfa e, cosa da non sottovalutare, mi permette di mantenermi (da sola!) e di vivere dignitosamente in un paese che non ha nulla da invidiare al nostro amato Belpaese.

Vi spiego un po’ come stanno le cose sotto questo punto di vista… lavorativamente parlando intendo.

Premetto, e non lo dico per menarmela, che da quando sono arrivata ad Auckland ho ricevuto non poche proposte di lavoro. Sempre nell’ambito della ristorazione, sia chiaro. Dal giorno in cui è iniziata la mia ricerca di un impiego, ovvero il giorno dopo essere atterrata, ho sempre lavorato per questi due ristoranti che si trovano sul Princess Wharf, uno è il Buffalo bar & grill, l’altro il Y-Not. Entrambi sono di proprietà di un vietnamita ed entrambi si affacciano sulla baia… li separano un ristorante spagnolo e un baretto dal quale frego costantemente la connessione (tanto per trovare un nesso col post precedente).
Di questi due ristoranti mi piace l’atmosfera, la vista (soprattutto al tramonto), i colleghi e, in generale, la tranquillità che regna al loro interno. Ognuno fa il proprio dovere, non c’è tensione, non c’è pressione… insomma, si sta bene.

Nonostante tutto, però, in queste settimane ho continuato lo stesso a cercare qualcosa in più, oltre che per arrotondare un pochino, anche per vedere cosa propone il mercato. Ed è così che ho trovato lavoro in altri due locali. Il primo, il Covo, è un piccolo bar-ristorante gestito da un simpatico ragazzo italiano che ha fatto fortuna venendo qua. Io ci lavoro ogni tanto un paio d’ore a pranzo e mi piace tantissimo perché è un posto davvero “alla buona”… solamente una decina di tavolini, menù essenziale e pasta fatta in casa. Per lavorare non metto nemmeno il grembiule e posso andare vestita casual.

Ma arriviamo al dunque. C’è poi questa terza realtà nella quale ho cominciato a lavorare solo ieri ma che, mi auguro, possa divenire il mio progetto di carriera futura. Non appena sarò entrata a pieno regime nel giro, questo diventerà infatti il mio primo impiego. Ma perché proprio lui? Perché per la prima volta, da un anno a questa parte, ho finalmente trovato una realtà in cui mi viene data la possibilità di prendere parte alla vita politica dell’impresa. Un’impresa in cui tutti, dal lavapiatti all’head chef, vengono coinvolti a partecipare attivamente al buon funzionamento di tutta la catena. E perché per la prima volta sento parlare di obiettivi da raggiungere, target sul cliente, strategie per aumentare il profitto… tutte nozioni che mi hanno fatta penare sui libri di economia per cinque lunghi anni. Di sicuro non mi lascio scappare questa occasione, adesso che finalmente mi viene data l’opportunità di vedere questi concetti concretamente applicati nel campo che più mi piace.

Bene, questo per ora è tutto. Spero di avervi dato un motivo valido (spero di averlo dato soprattutto a mia madre) per giustificare la mia voglia di rimanere qua e di tentare di costruire qualcosa di concreto… voglia dettata anche dalla naturale bellezza che offre questa zona di mondo e dalle persone che vi abitano, i cosiddetti kiwi  :mrgreen:!

… che non è il frutto che tutti noi conosciamo (quello è il kiwifruit), ma bensì l’animale  😛

Va che bel!
Kiwi